lunedì 29 novembre 2010

Biscottini salati al pepe rosa


Ma guardateli! Non sono un'amore?! Io li trovo deliziosi! Sono una delle mie ultime produzioni (ho superato me stessa questo week end: 3 ricette in un solo pomeriggio! Olè!).
L'idea parte da un blog (eccallà!) molto carino che non vi ho ancora citato, ma in rete è piuttosto conosciuto: Il pranzo di Babette. E' un blog molto ben fatto secondo me, anche visto il simpatico modo di archiviare le ricette, e poi ha delle foto molto belle (andate a farci un giro, ne vale la pena!)

Insomma, questi biscottini mi avevano colpito innanzitutto per i colori: queste punte di pepe rosa (I'm a fan of pepe rosa, se non l'aveste capito!) sul chiaro dei biscotti mi piacciono un sacco! Mi sembra che diano un'aria birichina al biscotto, lo rendono allegro, adatto a far venire il buonumore.
Poi ho iniziato a leggere la ricetta ed ho scoperto che non sono dolci! (Scopertona!)
Beh, questa cosa mi ha incuriosito un sacco e quindi sono corsa al supermercato a comprare il famigerato pepe rosa (questo risale a prima della realizzazione di cacio e pepe a pois, ma vabbè..) per iniziare l'esperimento, peraltro riuscitissimo!
Sarò onesta: questa volta la ricetta non porta nessuna modifica rispetto a quella originale trovata in rete, avevo voglia di provarli proprio così com'erano, ma ho già in mente un paio di varianti interessanti che ovviamente pubblicherò qui una volta sperimentate. Vedrete, vedrete... :)
Il risultato è stato fantastico! Beh, a dirla tutta, ad Andrea non sono piaciuti subito, ma lui non si entusiasma d'impulso in genere e ha bisogno di prendere confidenza con il gusto che, comunque non lascia indifferenti. Penso sia sopratutto il contrasto tra il tipico aspetto da "bravo" biscotto dolce che contrasta furiosamente con il sapore forte del parmigiano, a lasciare spiazzati. A me, però, è proprio questo che fa impazzire! :) Ma io amo trovarmi spiazzata, quindi, forse, non faccio testo! :)

Eccovi la ricetta.


Biscottini salati al pepe rosa

85 g di burro di burro morbido
60 g di parmigiano grattugiato
2 cucchiaini di pepe rosa tritato macinato
1 cucchiaio colmo di foglioline di timo tritate
1 pizzico di sale
125 g di farina

Lavorate il burro morbido con il parmigiano, il timo, il sale e il pepe rosa. Una volta amalgamato unitevi la farina e lavorando con la punta delle dita incorporatela, senza lavorare troppo la pasta. Mettete la pasta in frigo avvolta nella pellicola per 30 minuti. Stendetela, ricavate dei biscottini tondi e cuocete in forno caldo a 170 gradi per 10 minuti per biscotti da 3,5 cm di dimetro, arrivando a 15 minuti per dei biscotti di 7 cm.

Sono perfetti come spezzafame o come finger food da antipasto o aperitivo. 

sabato 27 novembre 2010

Tartufotti travestiti al caffè



Et voilà! Lo so, la foto non è da galleria d'arte, ma d'altronde capitemi, fare le foto con una macchinetta digitale di battaglia, sotto la luce artificiale e mettendo in posa questi dolcetti, quando l'unica cosa che avresti voglia di fare è addentarli...beh, non è proprio il massimo! :)
Dunque, l'occasione (c'è l'occasione ovviamente!:) è una festicciola in oratorio dove ognuno porta qualcosa.
Ero indecisa all'inizio: avevo visto delle focaccine con i broccoli niente male! Ma se poi i broccoli non fossero piaciuti a tutti? Avevo voglia di fare qualcosa di "universale", ergo non poteva che essere il cioccolato!!
Allora un dolce (beh, certo, con il cioccolato che volevo farci??)
E ricomincio a gironzolare sui miei fidatissimi blog.
Ho trovato la ricetta dei tartufini in milioni di versioni diverse, sia per quanti riguarda l'impasto (le possibilità di aromatizzarli sono pressocchè infinite!) che per lo stratino di rivestimento (e qui si può giocare un sacco anche con i colori!)
Dunque, la prima ricetta è quella che ho trovato in Chi ha rubato le crostate? : presentazione splendida, ottima scelta dei colori (granella, ecc..), procedimento leggermente più articolato di quello della seconda ricetta trovata sul mitico Cavoletto di Bruxelles (nel primo caso avrei sporcato un paio di contenitori in più...vi sembra poco? :)
Devo ammettere che l'altro motivo che mi ha portato a scegliere la seconda ricetta è l'abbinamento tra l'aroma forte del caffè e il gusto profumato del cardamomo, ma poi il cardamomo non l'avevo per cui ho dovuto riadattare la ricetta.
Quella che vi segno di seguito è quella originale fatta eccezione per l'assenza del cardamomo (appunto) e per la quantità dimezzata di caffè.

Ah, tanto per la cronaca: hanno fatto un figurone alla festa!! :)

Tartufotti travestiti al caffè

200g cioccolato fondente
1,5 dl di panna fresca (liquida e meglio se già zuccherata secondo me..)
25gr burro (io ho usato la margarina)
1/2 cucchiaino di caffe solubile



Spezzettate il cioccolato e mettetelo in una ciotola capiente (fate pezzetti piccoli in modo che si sciolga più facilmente.) In un pentolino versate la panna e il burro già a temperatura ambiente e fate andare a fuoco basso girando spesso. Quando bolle, spegnete il fuoco, aggiungete il caffè solubile e versate il tutto nella ciotola con il cioccolato. Coprite e lasciate riposare 5 minuti.
A questo punto mescolate bene finchè tutta la panna si amalgami bene al cioccolato.
Viene fuori un composto godurioso di puro cioccolato...mettetelo in frigo e lasciate riposare una notte (o in ogni caso minimo due ore...sarà poi più difficile lavorarlo).
Una volta rappreso, formate delle palline aiutandovi con dei cucchiaini, se necessario, e rotolatele nel cacao o nella granella di cocco. Sistemate le palline nei pirottini e metteteli in frigo fino al momento di servirli.

martedì 23 novembre 2010

Barchette di scamorza e speck in compagnia "cavolettiana"


Veloce e pratica. Ecco che tipo di cena serviva stasera.
E senza troppe chiacchiere ci siamo riusciti! E' stato un lavoro di gruppo questa volta, abbiamo pensato ad un ingrediente a testa.
Io mi sono lanciata sul contorno: cavoletti di Bruxelles in salsa di sciroppo d'acero. Avevo letto la ricetta qui qualche giorno fa e l'avevo già realizzata nella versione postata sul Cavoletto, ma oggi, in mancanza della pancetta, ho utilizzato lo speck e, non me le voglia la "Cavoletta", ma li ho preferiti così! :)
Andrea invece ha pensato alla scamorza affumicata alla griglia che abbiamo pensato di sistemare su fette di pane abbrustolite e coprire con una fettina di speck (scamorza e speck rientra tra le associazioni culinarie più stimate, per quello che ne so!)
Il tutto è stato accostaato a due pannocchie alla piastra che, con il loro gusto dolciastro, hanno smorzato i sapori forti del piatto.

Ed ecco il risultato. Il gusto stasera ha regnato sovrano!
Bravi. A tutti e due.
:)

Barchette di scamorza e speck in compagnia "cavolettiana"


Beh, non c'è molto da dire in realtà :)
Dunque...alcune fettine di pane (meglio se già leggermente abbrustolito), altrettante fette di scamorza affumicata e di speck.
Mettere il pane su una griglia leggermente calda, appoggiarci sopra la scamorza e poi lo speck. Coprire.
in questo modo il vapore aiuta la scamorzaa sciogliersi un po'.

Per i cavoletti, invece, vi rimando a chi di cavoletti ne sa sicuramente più di me! :)

lunedì 22 novembre 2010

Spaghetti cacio e pepe a pois



Ahhhh! Quante idee! Tutte ben affollate e compresse nella mia testa! L'ideale sarebbe poterle attuare con il pensiero (ma và?). Pensate che bello: penso una cosa che vorrei fare e come la vorrei fare e subito si realizza! Esattamente nella maniera pensata!
Dunque, escludendo che io mi sia messa a filosofare su questioni di questa portata (cioè, impossibili!) ed escludendo che io stia vaneggiando cose a caso, resta solo l'opzione del "ho in mente qualcosa e piano piano ci arrivo e ve la dico!".

Questo week end è stato piuttosto intenso: tra prove abito da una parte e realizzazione dei centrotavola (che non vengono mai come dovrebbero!) dall'altra, ho pensato bene di infilarci in mezzo un bel brunch casalingo.
Ovviamente non è per scienza infusa che sono in grado di organizzare un brunch, ma dobbiamo la buona riuscita dell'impresa a Laurel Evans, americana "emigrata" in Italia e scrittrice del fantastico "Buon appetito America!"
Ma non è di questo che voglio parlarvi oggi, bensì di una ricetta ben riuscita realizzata 2 giorni fa, che compensa, in modo retroattivo (!) il disastro cosmico di una delle ricette di Laurel fatta oggi: il plum cake alla banana (mea culpa, ho dimenticato un ingrediente...). Fortunatamente tutto il resto è venuto piuttosto bene!
Ma torniamo alla ricetta.
Facile, anzi, facilissima!, Fortemente legata al territorio laziale (giusto?), ma conosciutissima da tutti (nella versione classica)
Dal sapore deciso, forte, affermato, è partita come una ricetta di emergenza, ma ha salvato clamorosamente le sorti del nostro pranzo sia in termini di tempi (è di una rapidità assoluta!), che di gusto.
Anche questa volta ho apportato delle piccole modifiche, ma devo essere sincera, non sono proprio farina del mio sacco...Pur non volendo, c'è lo zampino del Cavoletto che, qualche tempo fa, ha pubblicato una ricetta simile dalla quale io ho eliminato l'accostamento con le fave, mentre in aggiunta ho inserito il limone per dare freschezza al piatto.

Spaghetti cacio e pepe a pois

Il procedimento è banale: a cottura ultimata della pasta (meglio se scolata un po' al dente) ripassare sul fuoco con abbondante pecorino, una bella spolverata di pepe, 2 cucchiai di olio (tenete conto che stavo cucinando per due) e dei grani di pepe rosa che, oltre a regalare una nota di colore al piatto (i pois, appunto!), bilanciano il forte odore del pecorino con un aroma fresco e profumato.
A questo punto, aggiungete un filo d'olio estravergine e servite.
Consiglio: quando scolate gli spaghetti, tenete da parte un po' d'acqua di cottura da utilizzare nel caso in cui venissero troppo pastosi a causa del pecorino.
E buon appetito! :)

sabato 20 novembre 2010

Torta "lunare" alle prugne


Da un po' di mesi a questa parte ho preso l'abitudine (tutta anglosassone, a dire il vero) di fare colazione per strada. Mitico termos Starbucks e qualche dolcetto mi fanno compagnia nel tragitto verso il lavoro. Stile Mary Poppins, se vado in treno, li estraggo con fare misterioso e sardonico dalla borsa rigorosamente dimensione maxi, o li posiziono con cura in modo preciso nei piccoli, ma utili spazietti della mia "mini voiture" C1 per sorseggiare caffè o tè ad ogni impeccabile semaforo rosso di Milano.

Poi ho tutte delle mie teorie: con il caffè (bevuto rigorosamente lungo, stile americano, e senza zucchero..lo so, lo so, non fate quella faccia! New York mi è rimasta nel cuore, che ci posso fare?!) ci stanno bene dolci stile plum cake allo yogurt o muffin al cioccolato, mentre con il tè si sposano meglio dolci alla frutta o biscottini al burro.
Tutto questo analizzare e associare vari pezzi della colazione, ovviamente, comporterebbe, in teoria, una varietà di scelta e un rifornimento da pasticceria professionale, ma siccome sono una persona normale, che ha una vita che scorre prevalentemente ad un raggio di distanza dai fornelli superiore ai 50 cm, è già tanto se riesco a raccattare qualcosina di dolce al panificio sotto casa o al market dietro l'angolo.
Questo fino a 3 settimane fa.
Ad un certo punto ho avuto un'illuminazione: ma se tanto ho deciso che il mio stile "colazioniano" per il momento resta questo ed include comunque un dolcetto mattutino, tanto vale che il dolcetto me lo preparo io che almeno so che ci metto! (A rileggermi sembro mia nonna!!:)
Ecco spiegata la maggioranza numerica di ricette zuccherate su questo blog (anche se ho già in cantiere una ricettina semplice semplice, ma molto efficace!) ed ecco perchè stasera vi scrivo qui una ricetta di un dolce senza neanche un grammo di zucchero che mi ha sapientemente consigliato la mia mamma, che di dolci, oggettivamente, ne capisce! :)

Torta "lunare" alle prugne

150 gr di farina
2 uova
1 dl di latte
scorza di limone grattuggiata
una spruzzata di succo di limone
200gr di prugne secche
1 bustina di lievito
un pizzico di sale

Per prima cosa separare gli albumi dai tuorli e montarli a neve. Seguendo il consiglio ritrovato su più blog, ho montato gli albumi con un goccio di succo di limone che pare serva a renderli più stabili (nonchè certamente a dare un piacevole profumo agrumato!)
In un'altra ciotola ho mischiato tutti gli altri ingredienti (le prugne le ho tagliuzzate prima di aggiungerle) e alla fine ho aggiunto gli albumi girando come sempre dal basso verso l'alto per non farli smontare.
Ho versato tutto in una teglia imburrata e infarinata e piazzato tutto in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti.

Questo dolce è di una semplicità estrema ed è più il tempo di cottura che quello di preparazione.
In più non ha zucchero e non ha burro o olio, vi pare poco?!
Ottimo accompagnato con il tè verde o tè al gelsomino. :)

giovedì 18 novembre 2010

Salmone marinato e carote all'aceto




Io odio le diete. Da sempre. Penso di essere nata con una particolare forma di intolleranza.
Ma sappiamo tutti che non si può sfuggire per sempre a bilancia e pantaloni stretti...
Ecco, questo è un periodo di diete. O meglio, di tentativo di diete (a stare a spasso su questi blog si ingrassa anche solo con il pensiero!) che, a dirla tutta, non stanno avendo grande successo.
Per fortuna però che, tra un click ed un altro, proprio nel bel mezzo di un attacco di senso di colpa per aver ingurgitato cioccolata che ora cerca in tutti i modi di uscire da piccoli bubbettini rossi sulla mia faccia, mi sono imbattuta in una ricettina niente male.
Si tratta di salmone marinato e carote, semplice, salutare, gustoso.
Non ho rispettato fedelmente la ricetta, ma ho cercato il più possibile di non discostarmi troppo (ogni tanto anche la fantasia ha bisogno di riposare..)
Le miemodifiche sono state:
- salmone affumicato invece di salmone fresco
- niente alghe Nori (non le avevo in casa)
- niente sale Maldon (non ne conoscevo neanche l'esistenza!)

Davvero buona! Grazie a Juls'kitchen per l'idea!

mercoledì 17 novembre 2010

Caramelle a sorpresa

Ieri sera io e Andrea eravamo pronti e carichi per il nostro settimanale allenamento di pallavolo. Tuta, scarpe da ginnastica e zaino in spalla: sportivissimi! Raccattiamo le giacche, chiavi della macchina a portata di mano, spegnamo le luci, apriamo la porta... Mah, prima di avviarci, fammi dare un'ultima occhiata al cellulare, non si sa mai...
Appunto. "Ragazzi, stasera niente allenamenti!"
Fantastico! Non eravamo poi così attivi in realtà! :)
Tempo record eravamo tutti e due in pigiama posizionati davanti la tv! (Che pantofolai!! :)
Ma chi mi conosce sa che io non sono nata per stare ferma, e anche se la semifinale di X-Factor meritava la mia attenzione (veramente bravi i cantanti quest'anno!), ho deciso di dedicarne una parte ad un nuovo esperimento culinario (e cosa sennò!) :)

E quindi eccomi di nuovo immersa in una nuvola di farina a elaborare e rielaborare ricette già provare da me o da altri..


Caramelle a sorpresa

Per la pasta:

300 gr di farina
120 gr di burro
100 gr di yogurt bianco
1 dl di latte
1/2 bustina di lievito

Per il ripieno

2 mele
uvetta
pinoli
zucchero di canna
miele d'acacia
noci
succo di limone

In una padella antiaderente mettete la mela tagliata a pezzettini molto piccoli (io l'ho tritata con la lunetta per esempio), due cucchiai scarsi di zucchero di canna, i pinoli, l'uvetta e una spruzzata di limone.
Fate andare a fuoco medio per 5 minuti circa e lasciate raffreddare

Impastate insieme tutti gli ingredienti che andranno a formare la sfoglia delle caramelle, e stendetela su un piano ben infarinato ritagliando dei quadrati di circa 5/6 cm.
Con un cucchiaino prelevate un po' dell'impaso di mele e mettetelo al centro di alcuni quadrati di pasta, arrotolate e chiudete con le dita le estremità come a formare una caramella (ma và?).
Riempite i quadrati rimanenti con un mezzo cucchiaino di miele e una noce e usate lo stesso procedimento per chiudere.

A questo punto mettete tutte le caramelle su una teglia foderata di carta forno e infornate a 180° per circa 20 minuti.

Sentirete che profumo! Perfette a colazione o a merenda con una fumante tazza di tè!

lunedì 15 novembre 2010

Zuppa di fagioli presuntuosa

Giornatina fredda oggi a Milano. O forse è la pioggerellina continua che mi dà questa impressione.
Avevo un impegno in centro alle 19, poi di volata sull'autobus per tornare a casa.
Fame. Sgranocchio dei crackers ai cereali che ho comprato in un raptus un'ora prima in stazione. Certo, come stuzzichino vanno anche bene, ma per cena? Ok, minestrone!
Arrivo a casa, frugo un po' in congelatore, trovo il minestrone. 45 minuti di cottura! Eh???
No, non ce la posso fare!
Ok, rielabora, Ilaria, rielabora...
Apro il frigo. Due mele, un vasetto di funghi sott'olio, burro, senape, grana...(sarà il caso che mi decida a fare la spesa?!) E poi in un angolino c'è un piattino con delle fettine di salsiccia, di quella buona, stagionata, arrivata nella fredda Milano direttamente dal mio paesello calabrese.
Sta lì, rossa, sotto un opprimente velo di pellicola da cucina.
E così mi faccio intenerire...

Ricetta: Zuppa di fagioli presuntuosa

7/8 fettine di salsiccia stagionata
mezza cipolla
un cucchiaio d'olio
una confezione di fagioli borlotti
mezzo cucchiaino di paprika dolce (per chi ama il piccante, qui può sbizzarrirsi!)
origano
sale

Prelevo la salsiccia e la taglio a pezzetti ancora più piccoli.
Mi metto alla ricerca di una cipolla. Trovata. L'affetto a rondelle sottili sottili e la metto a rosolare in un pentolino con un cucchiaio scarso d'olio, subito seguita dai cubetti di salsiccia.
A questo punto aggiungo i fagioli (senza scolare l'acqua della scatola) e salo leggermente. Ecco, a questo punto vi consiglio, possibilmente prima di salara, di verificare se i fagioli in scatola erano già salati oppure no...poi regolatevi di conseguenza.
Dopo 5 minuti circa, aggiungo la paprika e l'origano e faccio asciugare ancora un po' (5 o 10 minuti in genere).
In realtà i tempi di cottura dipendono da quanto uno vuole che la zuppa sia densa, fate un po' voi.
La mia era pronta nel giro di 10/15 minuti.
Tempo perfetto per il mio stomaco affamato!
Mi concedo anche 3 o 4 crostini (quelli che mi ha mandato mia mamma sanno di affumicato, si sente il profumo del forno a legna!!) e mi godo questo piatto improvvisato.
Domani vado a fare la spesa però! Giuro!

Con questa ricetta partecipo al contest Se Non è zuppa è pan bagnato del blog Le ricette di Minu.


giovedì 11 novembre 2010

Idea di cornetti

Avete presente il profumo dolce ed inebriante dei cornetti appena sfornati, la sensazione immediata di acquolina in bocca ad immaginarli pieni di cioccolata rovente, il sapore profondamente burroso al primo morso...

Ecco, la ricetta di cui parlo oggi non ha niente a che vedere con tutto questo.

Eh già, perchè così eliminiamo subito ogni possibile illusione o fraintendimento dovuto al titolo.
No, questi sono cornetti "anomali" per una serie di ragioni.

Innanzitutto perchè non contengono uova (sacrilegio!! Ma posso garantire che con la situazione frigo a casa di Andrea, una ricetta senza uova torna sempre utile!).
Nè zucchero (anche se un pochino si può sempre mettere, sopratutto se si decide di non farcirli..)
Poi non hanno nulla della consistenza del classico cornetto (ricordano piuttosto una pasta frolla molto leggera), ma hanno rallegrato la mia colazione l'altra mattina e vi ho detto quanto questo sia fondamentale per la buona riuscita della mia giornata. (Ve l'ho detto, vero?!)

Beh, insomma, è una ricetta recuperata su Cookaround che a sua volta cita una ricetta di Anna Moroni. Io l'ho leggermente rivisitata aggiungendo lo zucchero, eliminando la farcitura (ma non la escluderei a priori..) e sostituendo lo yogurt bianco con uno alla frutta.
Il risultato: un dolcetto ottimo da inzuppare nel latte o da mangiare pensierosi davanti la tv!

La ricetta 
250g di farina
125 g di margarina
125g di yogurt alla frutta (io ho usato quello alla pesca..)
1/2 bustina di lievito
50 g di fruttosio
un pizzico di sale

Senza troppi complimenti, ho versato tutti gli ingredienti in una ciotola piuttosto capiente, e li ho lavorati insieme fino a formare una palla omogenea, ma un po' appiccicosa (tant'è che sono stata costretta ad aggiungere altra farina..) Una volta resa maneggevole, l'ho stesa sul piano di lavoro ben infarinato e l'ho divisa a raggiera, formando una serie di triangoli.
A questo punto è sufficiente arrotolare la pasta in modo da darle la tipica forma del cornetto, e metterla in forno a 180° per 15-20 di minuti.
Una simpatica spolverata di zucchero a velo potrebbe completare degnamente l'opera!

Girandole Buonrisveglio

Ecco che quando inizi non riesci più a fermarti.
Diventi "blog-addicted". E "farina-addicted". E addicted di qualunque cosa che giri intorno a questi due elementi cardine!


Ieri sera, dopo il Risotto Vaticano del post precedente, mi si è aperta un'altra questione piuttosto rilevante: e domani a colazione che mangiamo?!
Dramma!
Per il pranzo e la cena ci si può anche arrangiare, ma fare colazione senza un criterio o, peggio ancora, non farla affatto, pregiudica la riuscita dell'intera giornata!

Per cui, armata di pazienza, ho iniziato a spulciare la lista sempre più lunga dei blogs interessanti sull'argomento "dolci" ed eccoli lì, semplici e veloci.
Sono delle girandoline di pasta sfoglia (ieri sera le ho fatte di pasta Brisèe, ma poi ho ripetuto l'esperimento corretto oggi e sono venute decisamente meglio!) che ho letto chissà dove (chiedo perdono alla fonte, ma proprio non ricordo...).
Certo, l'ideale sarebbe stato fare anche la sfoglia in casa, ma a questo punto non sarebbe stato più un dolce d'emergenza. E poi, guarda caso, avevo giusto un rotolo di Brisèe in frigo!


Dunque, è semplicissimo: stendete la sfoglia (o semplicemente srotolatela se prendete quella pronta) e cospargetela con un bel po' di zucchero di canna. La ricetta originale non lo prevede, ma io consiglio anche una spolverata i cannella. Arrotolate la sfoglia fino a metà e poi arrotolate anche l'altra metà in modo che il risultato finale sia una sorta di lungo binocolo (che descrizione, eh?!) Tagliate a rondelle di circa un centimetro di larghezza e mettetele su una teglia in verticale, come se fossero tante roselline (questa volta mi lancio sul romanticismo!)

A questo punto dritte in forno a 180° per una decina di minuti, fino a che non sono leggermente dorate.
Ecco, spero per voi che abbiate un forno ventilato, con "normali" funzioni di un forno del ventesimo secolo altrimenti potreste ottenere il terribile risultato di bruciacchiare lo zucchero e rendere così le girandole completamente immangiabili (capitato, per ben due volte grazie al mio simpatico forno a gas!)

Se riuscite a non bruciarle, sono un'idea sfiziosa e promettono un risveglio migliore di quelli avuti di recente a suon di caffè amaro e crackers senza sale...
Buon risveglio a tutti! :)

mercoledì 10 novembre 2010

Risotto Vaticano

Aprire un blog mette fame. Specie se si tratta di un blog di cucina.

In questi giorni, a pochi attimi di vita del mio personalissimo progetto "bloggettaro", sto entrando in un vero e proprio universo parallelo. La cosa divertente è che nulla di più che girare in blogs e siti dculinari ti tiene più con i piedi a terra (agganciandoti in modo inesorabile alla tua cucina!), ma ti lancia verso il mondo del possibile, del creabile e del raccontabile! :)

Sto scoprendo vari mondi, raffinati, commerciali, caserecci, trasognanti. In ognuno un infinito numero di prospettive, di idee, di interpretazioni.

Proprio da qui parto, da un'interpretazione di una ricetta che mi ha colpito molto per presenza scenica (sono sempre molto affascinata dalla forma!:) incuriosendo il mio palato.
E' una ricetta recentissima del Cavoletto di Bruxelles che mette a confronto due gusti completamente opposti: il parmigiano e il nero di seppia con un interessante il gioco di colori che l'immagine scattata da Sigrid  racchiude in modo sublime! Due risotti. Due ricette. Due anime diverse forzate in una convivenza creativa che punta a stupire e affascinare (con ottimi risultati direi!) :)

Beh, mi sarebbe piaciuto realizzarla fedelmente, riprodurre lo stesso effetto a contrasto, ma, ahimè, creatività a parte, bisogna fare i conti con il proprio frigo...e il mio era un tantino carente su alcuni ingredienti. Per cui contrasto sì, ma più delicato, più subliminale.
Due gusti a confronto, il parmigiano (per mantenere un filo conduttore con la ricetta originale) e lo zafferano. Molto diversi se assaggiati separatamente, ma che quando si incontrano si fondono facilmente uno nell'altro in un equilibrio che non lascia spazio alla prepotenza.
Un gioco di colori più discreto, meno sfacciatamente originale, ma interessante, quasi "amichevole"(passatemi il termine!).

Ovviamente parte da qui una lunga sperimentazione sui risotti, piatto lontano dalle mie tradizioni culinarie, ma abbastanza versatile da proporsi facilmente come veloce base per diversi esperimenti in cucina.

PS: Non me ne voglia Sigrid per la pessima foto postata... :)

venerdì 5 novembre 2010

Quando il cioccolato Lindt non ti soddisfa...

...non può che essere scaduto!

Non ho dubbi su questo!
E' quello che ci siamo trovati a constatare in ufficio oggi.

Parto dall'inizio: ieri mattina una signora seguita dal mio collega (bella donna, bionda, con la quale io ho avuto una "leggera" discussione ad inizio anno perchè per 3 giorni consecutivi non voleva accettare che non potesse essere lei a stabilire in modo univoco la data del nostro appuntamento, ma dovesse fare i conti con la mia agenda...) è passata in ufficio da noi portando in omaggio al collega, come gentile gesto di ringraziamento, una scatola di cioccolatini Lindor.
Nonostante, devo ammettere, la mia testa abbia subito elaborato una reazione del tipo "ah ah, saranno di certo avvelenati!", un attimo dopo la gola ha dettato legge sul cervello facendomi nascere un pensiero completamente diverso del tipo "ma che figata!"

Come i bambini davanti ad un regalo di Natale, ci siamo avventati tutti e tre sulla scatola di Lindor già con l'acquolina in bocca indecisi se assaggiare prima quello al latte o prima quello al cioccolato fondente o partire da quello al cioccolato bianco...o magari tutti e tre contemporaneamente!

"Ok, inizio da quello fondente" ho pensato, "gusto deciso, amaro, profondo!"
Aspettavo la sensazione di sconvolgimento, di assoluto piacere, di dispersione dei sensi che solo la Lindt (grazie ai chili di burro usati!) sa dare...
Niente.
Assolutamente nulla!
"Mah..che strano...eppure ho ben presente l'effetto dei cioccolatini Lindor."
Forse non era il gusto giusto al momento giusto...

Nel pomeriggio, dopo il caffè, mi torna davanti agli occhi lo scintillio godurioso delle carticciole dei cioccolatini...è ora di provare quello al cioccolato bianco, gusto dolce, gentile, golosissimo...
Macchè!
Altro buco nell'acqua...
"Starò mangiando troppa cioccolata, non mi fanno più effetto neanche i Lindor!"
E parto con i buoni propositi...

Poi stamattina, a buoni propositi del tutto svaniti, mi rilancio nell'ultimo, decisivo tentativo di salvare l'idea di Cioccolato-accendi-sensi che ho sempre avuto di questa marca di cioccolata.
Prova del nove: il cioccolato al latte.

Orrore!! Avete presente il sapore del cioccolato scadente, quello delle uova di Pasqua senza marca comprate 2 mesi dopo le feste? Quel cioccolato usato spesso per fare i "soldini" di cioccolato o per riempire le caselle del calendario dell'Avvento? Ecco!
Non è tanto il sapore in sè che mi ha lasciato di stucco, quanto semmai l'accostamento tra questo sapore e la marca del sapore sublime! Non mi era mai capitato di mangiare cioccolato Lindt e pensare "vabbè, cosa vuoi, è pur sempre cioccolato."
Ero stupita. E non capivo. (Concedetemelo, erano le 9.00 del mattino!)

Poi mi si è accesa una lampadina, una spia che richiamava all'ordine il primo pensiero malefico di diffidenza verso quella signora..."Non saranno mica scaduti!"
La collega mi guarda.
Guardiamo la scatola.
30/10/2010.
Eccola la ragione!!
Non poteva che essere così!!
Una sensazione di sollievo.

La mia idea sulla mitica Lindt è salva.
Quella malefica sulla signora...pure.

mercoledì 3 novembre 2010

Le filosofie del Pesto

Senza fare troppi complimenti, inauguro questo blog affrontando uno zoccolo duro del mio gusto culinario: il Pesto.

Eletto per gran parte della mia adolescenza a "primo piatto preferito", la pasta al pesto è scivolata inesorabilmente nelle ultime posizioni (se non addirittura nel libro nero delle ricette) per un periodo piuttosto lungo.
La motivazione principale è che ne ho mangiato davvero troppo, tanto da avere addirittura la nausea ad un certo punto, ma come sempre il destino lavora per noi anche in queste piccole cose e mi sono ritrovata in casa con una coinquilina ligure. Avete mai provato a dire ad una ligure che non mangiate pesto? Ecco. Evitate se potete. Anche perchè in un modo o nell'altro troverà un modo per farvi assaggiare quello buono, quello vero, poco importa se voi è proprio da quello vero che state fuggendo!

Scherzi a parte, l'ho provato , l'ho ri-provato in realtà, e non è andata così male. Anzi, a furia di sperimentare diverse versioni (non me ne vogliano i genovesi, che come la Coca Cola stanno cercando di nascondere la vera ricetta del pesto dagli occhi di curiosi indiscreti!) ho capito che il pesto non è solo quello ligure della ricetta classica, ma è adattabile ad ogni esigenza.

Con o senza aglio. Con o senza formaggio. Con o senza pinoli. E così per tutto il resto.
Ecco, forse eviterei di eliminare il basilico per conservare almeno il ricordo di un pesto classico anche dopo averlo personalizzato.

Ecco come l'ho fatto io (semplice  che più semplice non si può!):
Basilico, aglio e olio.
Stop.
Troppo poco, direte voi. Forse. Ma forse no.

Destrutturando il pesto in questa maniera, infatti, si scopre di nuovo il sapore degli ingredienti, la freschezza del basilico, l'aspro acidulo dell'aglio, la prepotente carezza dell'olio.
Quello che intendo dire non è che bisogna smettere di mangiare il classico pesto con pinoli, formaggio e tutto il resto (mai sia!!), ma al contrario, tornare alle origini, agli elementi base della ricetta, permette forse di apprezzarne maggiormente tutte le varianti.