mercoledì 3 novembre 2010

Le filosofie del Pesto

Senza fare troppi complimenti, inauguro questo blog affrontando uno zoccolo duro del mio gusto culinario: il Pesto.

Eletto per gran parte della mia adolescenza a "primo piatto preferito", la pasta al pesto è scivolata inesorabilmente nelle ultime posizioni (se non addirittura nel libro nero delle ricette) per un periodo piuttosto lungo.
La motivazione principale è che ne ho mangiato davvero troppo, tanto da avere addirittura la nausea ad un certo punto, ma come sempre il destino lavora per noi anche in queste piccole cose e mi sono ritrovata in casa con una coinquilina ligure. Avete mai provato a dire ad una ligure che non mangiate pesto? Ecco. Evitate se potete. Anche perchè in un modo o nell'altro troverà un modo per farvi assaggiare quello buono, quello vero, poco importa se voi è proprio da quello vero che state fuggendo!

Scherzi a parte, l'ho provato , l'ho ri-provato in realtà, e non è andata così male. Anzi, a furia di sperimentare diverse versioni (non me ne vogliano i genovesi, che come la Coca Cola stanno cercando di nascondere la vera ricetta del pesto dagli occhi di curiosi indiscreti!) ho capito che il pesto non è solo quello ligure della ricetta classica, ma è adattabile ad ogni esigenza.

Con o senza aglio. Con o senza formaggio. Con o senza pinoli. E così per tutto il resto.
Ecco, forse eviterei di eliminare il basilico per conservare almeno il ricordo di un pesto classico anche dopo averlo personalizzato.

Ecco come l'ho fatto io (semplice  che più semplice non si può!):
Basilico, aglio e olio.
Stop.
Troppo poco, direte voi. Forse. Ma forse no.

Destrutturando il pesto in questa maniera, infatti, si scopre di nuovo il sapore degli ingredienti, la freschezza del basilico, l'aspro acidulo dell'aglio, la prepotente carezza dell'olio.
Quello che intendo dire non è che bisogna smettere di mangiare il classico pesto con pinoli, formaggio e tutto il resto (mai sia!!), ma al contrario, tornare alle origini, agli elementi base della ricetta, permette forse di apprezzarne maggiormente tutte le varianti.

3 commenti:

  1. Dunque la mia esperienza col basilico è...infausta...
    si trattava di una serata cominciata bene, all'insegna del leggendario film "I mercenari" assieme ad un gruppo di compari fuori di testa. Prima di entrare in sala ci fanno provare il nuovo pesto di una famosa casa di pasta e sughi, di cui non farò il nome, e ci regalano una piantina di basilico, piccola piccola.
    Panico.
    Devo vedermi con degli amici alle Colonne di San Lorenzo, dove la metto?
    Ideona: nel taschino della giacca, a mò di fiore decorativo.
    Non sia mai, i tamarri che infestano il centro non possono sopportare una tale dichiarazione di eccentricità, le reazioni vanno dallo sguardo incredulo alle grida belluine.
    Scena madre: un tamarro mi ferma, e mi chiede: "oh, ma c'hai una pianta di basilico nella giacca?" io con disdegno rispondo: "sì" e proseguo per la mia strada. Non sia mai, non mi avvedo che un tram, tra le grida di avvertimento del tamarro, mi passa vicinissimo facendomi il pelo. Rischio la morte, ma le rido in faccia.
    ciò per dire: IL BASILICO PORTA MALE, STATENE ALLA LARGA. E STATE ALLA LARGA DAI TAMARRI! E DAI TRAM PURE! NON USCITE DI CASA, FATE PRIMA!

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  2. Ammazza! Grazie per il contributo rilevante, oserei dire necessario, per lo sviluppo sano di questo blog! :)

    E grazie per gli auguri! ;)

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